Alik Cavaliere

“Una evasione rivoluzionaria”: questo professava Alik Cavaliere, artista refrattario a qualsiasi limitazione e definizione. Oggi ne conserva la memoria un luogo magico e suggestivo nel cuore di Milano, lungo corso di Porta Ticinese, nascosto nel cortile di un palazzo a pochi passi dalle Colonne di San Lorenzo, sede della Sovrintendenza ai Beni culturali, che concede a diverse associazioni l’utilizzo degli spazi. La parte che oggi ospita il Centro Artistico Alik Cavaliere è stata il suo atelier negli ultimi anni di vita, dopo che ha dovuto lasciare una cascina in zona Bocconi nel 1985, dopo la grande nevicata che ne aveva fatto crollare il tetto. Oggi la figlia Fania con grande dedizione e tenacia porta avanti la memoria del padre, conservando le sue opere con cura e con il prezioso aiuto di Piero, factotum e assistente personale del padre. Accanto a lei c’è la mamma, moglie di Alik. Una famiglia ebrea di origine russa di cui Fania ha raccolto la storia in un bellissimo romanzo dal titolo “Il Novecento di Fanny Kaufmann”. Come artista, Alik ha perseguito nel suo lavoro la ricerca di sempre nuove forme di espressività, con un uso innovativo delle tecniche della tradizione classica così come dell’avanguardia dadaista, rilette entrambe nel confronto con una pluralità duttile e modernissima di materiali. “Ho sempre usato i materiali - scrive nei bellissimi “Taccuini” pubblicati nella preziosa edizione Abscondita dedicata alle “Carte d’Artisti” - come un regista, come un trovarobe teatrale, come un narratore di storie e racconti; lavorando sulla memoria, cercando di creare dei percorsi, dei labirinti dove potermi incontrare con l'eventuale visitatore/spettatore per poi perderci entrambi all'interno dell'opera stessa, oltre che psicologicamente anche fisicamente, nella pluralità delle angolazioni o nei grovigli della materia o delle indicazioni  suggerite. Operando in maniera così dispersiva, spero di aver evitato di diventare uno specialista di un genere, e non mi trovo quindi lo studio trasformato in un vasto deposito di oggetti artistici ben confezionati e riposti in scaffali pronti per la vendita, a futuro prezzo programmato.” Dopo la giovinezza condizionata dall’attività antifascista del padre e dalle leggi razziali, inizia la sua attività espositiva con una collettiva nel 1945, mentre la sua prima personale si tiene alla Galleria Colonna a Milano nel 1951. Negli anni Sessanta imposta la serie delle Avventure di Gustavo B. (1961-64), dove la scultura diventa un racconto plastico in numerosi episodi e il realismo si tramuta in una narrazione surreale. Partecipa più volte alla Biennale di Venezia, per poi realizzare un’opera monumentale ancora oggi in parte visitabile, I processi dalle storie inglesi di W. Shakespeare, grandiosa installazione, patrimonio della Galleria d’Arte moderna di Valle Giulia a Roma. Diviene poi docente all’Accademia di Brera e trascorre la sua vita nel capoluogo lombardo, dove muore nel 1998, lasciando incompiuta l’ultima opera, Grande albero, oggi esposta nel cortile del Conservatorio di Milano. Il chiostro che oggi ospita il Centro è pieno di opere che raccontano il percorso eclettico e pieno di passione del suo autore, in costante dialogo con gli elementi e con la natura, che fiorisce rigogliosa intorno alle sculture, quando non ne fa addirittura parte. Fania ha organizzato spettacoli teatrali, letture, concerti, esposizioni in questo spazio duttile e magnifico, e con inestinguibile entusiasmo continua a organizzare eventi e manifestazioni dedicati al padre e alla sua città.

CENTRO ALIK CAVALIERE
Via De Amicis, 17
Tel. 02 48954991
alik.cavaliere.it/centro

Alik Cavaliere